Ludwig von Mises

La società come cooperazione umana
estratto da Human Action

(1963)

 



Nota

In questo scritto, von Mises chiarisce in maniera precisa due aspetti concernenti la "società". Il primo è che "la società non è altro che la combinazione di individui per uno sforzo comune". Il secondo, è che "Parlare della società come qualcosa di autonomo e indipendente, con la sua vita, anima, azioni, è una metafora che può facilmente condurre a errori madornali". Questi sono due punti che dovremmo sempre tenere a mente quando utilizziamo il termine "società".

 


 

La società è azione concertata, cooperazione.

Essa è il risultato di un comportamento consapevole e finalizzato a uno scopo.

Ciò non significa che gli individui abbiano concluso contratti in virtù dei quali abbiano fondato la società umana. Le azioni che portano alla cooperazione sociale e che quotidianamente l'attuano non tendono ad altro che alla cooperazione ed alla coadiuvazione con gli altri per il raggiungimento di fini singoli definiti. Il complesso totale delle relazioni reciproche create da tale azione concertata è detto società. Essa sostituisce la collaborazione in luogo di una vita isolata degli individui — posto che ciò sia concepibile. La società è divisione del lavoro e combinazione di lavoro. In quanto animale agente, l'uomo diventa un animale sociale.

L'individuo è nato in un ambiente socialmente organizzato. In questo senso soltanto possiamo accettare l'affermazione che la società è — logicamente o storicamente — precedente all'individuo. In ogni altro senso questa affermazione o è vuota o senza senso. L'individuo vive e agisce nella società. Ma la società non è altro che la combinazione di individui per uno sforzo comune. Essa non esiste che nelle azioni degli individui. È un'illusione cercarla al di fuori delle azioni degli individui. Parlare della società come qualcosa di autonomo e indipendente, con la sua vita, anima, azioni, è una metafora che può facilmente condurre a errori madornali.

La questione se la società o l'individuo debba essere considerato il fine ultimo, e se gli interessi della società debbano essere subordinati a quelli degli individui o viceversa, è oziosa. L'azione è sempre azione di individui. L'elemento sociale o societario è costituito da un certo orientamento delle azioni degli individui. La categoria fine ha senso soltanto se applicata all'azione. Teologia e metafìsica della storia possono discettare sui fini della società e sui disegni che Dio desidera realizzare riguardo alla società nello stesso modo in cui trattano lo scopo di tutte le altre parti dell'universo creato. La scienza, che è inseparabile dalla ragione, è uno strumento manifestamente inadatto per la trattazione di siffatti problemi, per cui sarebbe assolutamente inutile impegnarsi in speculazioni riguardanti questi argomenti.

Nell'ambito della cooperazione sociale tra i membri della società possono allignare sentimenti di simpatia e di amicizia e un senso di appartenenza comune. Questi sentimenti sono la fonte più piacevole e più sublime delle esperienze umane e l'ornamento più prezioso della vita; essi sollevano la specie animale uomo all'altezza di un'esistenza realmente umana. Tuttavia non sono essi a porre in essere, come taluni hanno asserito, le relazioni sociali. I sentimenti sono i frutti dell'azione sociale e prosperano soltanto entro il suo ambito; essi non hanno preceduto l'istituzione di relazioni sociali e non sono il seme da cui esse germogliano.

I fatti fondamentali cui è dovuta la cooperazione, la società, la civiltà e la trasformazione dell'animale uomo in essere umano stanno nella maggior produttività dell'opera eseguita nella divisione del lavoro rispetto al lavoro isolato, insieme al fatto che la ragione umana è capace di riconoscere questa verità. In assenza di ciò, gli uomini sarebbero rimasti sempre nemici mortali l’uno dell'altro, rivali inconciliabili nei loro sforzi di assicurarsi una porzione delle scarse provviste di mezzi di sussistenza offerte dalla natura. Ognuno sarebbe stato costretto a considerare tutti gli altri come propri nemici. La brama di soddisfare i propri appetiti lo avrebbe messo in implacabile conflitto con tutti i vicini. Nessuna simpatia avrebbe potuto svilupparsi in un siffatto stato di cose.

Taluni sociologi hanno asserito che il fatto soggettivo elementare ed originario nella società è la "coscienza della specie.” [1] Altri sostengono che non ci sarebbero sistemi sociali se non ci fosse il “senso della comunità o dell'appartenenza comune.” [2] Si può essere d'accordo, ammesso che questi termini un poco vaghi ed ambigui siano correttamente interpretati. Possiamo chiamare coscienza della specie, senso della comunità, o senso dell'appartenenza comune, il riconoscimento del fatto che tutti gli altri esseri umani sono collaboratori potenziali nella lotta per l'esistenza in quanto capaci di riconoscere i benefici reciproci della cooperazione, mentre gli animali mancano di questa facoltà. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che i fatti primari che producono tale coscienza o tale senso sono i due sopra menzionati. In un mondo ipotetico in cui la divisione del lavoro non incrementasse la produttività, non vi sarebbe società nè alcun sentimento di benevolenza e buona volontà.

Il principio della divisione del lavoro è uno dei grandi principii basilari del divenire cosmico e del mutamento evolutivo. I biologi erano nel giusto quando hanno preso in prestito questo concetto della divisione del lavoro dalla filosofia sociale per adattarlo al loro campo di indagine. C'è divisione del lavoro tra le varie componenti di qualsiasi organismo vivente. Ci sono, inoltre, entità organiche composte di individui animali che collaborano tra di loro; è usanza chiamare metaforicamente tali aggregati di formiche e api, "società animali". Ma non si deve dimenticare che il tratto caratteristico della società umana è la cooperazione deliberata; la società è il risultato dell'azione umana, cioè di una tendenza conscia al raggiungimento di fini. Questo elemento non è presente, almeno per quanto possiamo discernere, nei processi che hanno determinato l'emergere dei sistemi struttura-funzione dei corpi animali e vegetali e il funzionamento delle società di formiche, api e vespe. La società umana è un fenomeno intellettuale e spirituale. Essa è il risultato dell'utilizzazione intenzionale di una legge universale che determina il divenire cosmico, cioè una più alta produttività della divisione del lavoro. Come sempre in qualsiasi azione, il riconoscere le leggi di natura fa sì che gli sforzi degli esseri umani servano al miglioramento delle sue condizioni di vita.

 


Riferimenti

[1] F. H. Giddings, The Principles of Sociology (New York, 1926), p. 17.

[2] R. M. MacIver, Society (New York, 1937), pp. 6-7.

 


[Home] [Top]